L’Adozione - riflessioni sul tema

L’Adozione - riflessioni sul tema

L’Adozione è un tema difficile e complesso, che dovrebbe sollevare in ogni potenziale genitore adottivo delicate riflessioni.

Il bambino senza genitori in attesa di essere adottato, avrà sulle spalle una storia drammatica fatta di rifiuto, abbandono e/o grave trascuratezza ed è bene che i potenziali/futuri genitori siano pronti e bene in contatto con questo dato di realtà, che porta con sé tutta una serie di problematiche nella mente e nel cuore del bambino.

Per questo motivo, e qui mi rivolgo ai futuri genitori:

Non pensiate sia un’impresa facile!

Le prima domanda che dovreste porvi è:

Perché vi volete imbattere in un’impresa simile?

Forse perché vorreste un figlio  ma purtroppo non arriva, per cui, per supplire a ciò, vi dirigete verso l’adozione perché  desiderate tanto un bambino e pensate che “in fondo il genitore  è colui che cresce, ama ed educa quotidianamente un piccolo”?

O forse perché volete un figlio,  ma dato che ci sono già tanti bambini che hanno bisogno, vi sentite moralmente ed eticamente investiti dal “ dovere “di fare questo passo?

Il legame che si instaura tra genitore e figlio si crea certamente nell’educarlo e nel crescerlo ma, se non è automatico nemmeno per dei genitori naturali amare da subito il proprio piccolo, sebbene sia il frutto della propria carne, anche se ciò sicuramente aiuti a non sentirlo  “estraneo “dal Sé e /o  dalla coppia, figuriamoci con un bambino adottato…con il quale questo legame viscerale e genetico non è presente.

Quel bambino non è né parte della madre, né parte del padre, ma è “il figlio del mondo” e con questo fatto oggettivo bisogna farci i conti e quanto meno rifletterci molto bene.

Inoltre, sebbene nessun bambino sia uno “schermo neutro”, poiché il codice genetico comunque ha una sua parziale influenza sulla sua personalità, è soprattutto dai suoi primi legami di attaccamento e dai suoi “life events” che il bimbo sarà, almeno inizialmente, caratterizzato. Ecco quindi che la faccenda continua a complicarsi, perché la sua storia di vita drammatica - poiché indipendentemente dai motivi per cuiun bambino è divenuto adottabile, è certamente senza i suoi genitori biologici – lo rende già portatore di un profondo evento traumatico e per questo motivo “segnato”.

Voi futuri genitori adottivi, dunque, vi dovrete fare carico di questi suoi “segni” e di ciò che comportano il più delle volte: diffidenza, rifiuto, rabbia, tristezza e tanta paura; motivi per i quali, in sostanza, il bimbo adottato non sarà quasi certamente un “bambino facile”.

Perdonate la mia grevità e provocatorietà gentili genitori, ma è importante per voi e soprattutto per il bambino, che è già di per sé fragile e “segnato”, che vi poniate questi interrogativi. Perché avere un figlio adottivo significa ricevere un’enorme responsabilità, anche più gravosa

Avete quindi un’idea di quanto potrà essere faticoso essere investiti di tale compito rispetto a quella di avere un figlio naturale?

E soprattutto: credete poi, al di là del “giusto  e nobile” gesto, di essere in grado di farcela considerando le vostre singole fragilità?

Perché al di là dell’immagine che vi rappresentate, dovreste cercare di calarvi in una realtà difficile e fare i conti con voi stessi: con i vostri singoli limiti e le vostre singole risorse.

Avete una buona dose d’inclinazione allo sforzo, all’accudimento, alla fatica quotidiana, all’amore gratuito per qualcuno che non conoscete e che “non vi appartiene geneticamente”?

Il bambino s‘insinuerà, prima o poi, nei vostri coni d’ombra che non conoscevate e non vi dovrete perciò stupire se in un giorno di solitudine o di rabbia dovesse non riconoscervi nel vostro ruolo; per questo dovreste chiedervi se davvero voi lo sentite come il vostro bambino.

Come accennato sopra, non crediate che il vostro futuro figlio vi ringrazi per quanto fatto per lui, perché c’è caso che non abbia alcuna voglia di venire a casa con due estranei, di affidarsi dopo essere stato abbandonato o rifiutato.

Considerarsi dei “benefattori”per il piccolo che avrete accolto non fa bene né a voi né a lui, perché cela un’aspettativa grandiosa sul bambino e sul risarcimento emotivo che egli dovrebbe riservarvi e oltre al fatto che il bimbo sarà così investito di un arduo compito, considerate che per lui l’essere stato adottato farà riemergere il suo passato e da ciò sarà turbato.

Siate quindi pronti a fare i conti con un bambino che vi butterà addosso tutte le sue paure ed angosce. In risposta voi dovrete, attraverso “ un’ esperienza emozionale correttiva “che sarà la vostra famiglia, essere pronti ad accogliere senza rimanerne stupiti o troppo delusi.

Dovrete fare i conti con la discrepanza tra la vostra immagine ideale e quella reale del bambino da adottare e delle conseguenti dinamiche familiari.

Fatta questa premessa, se avete fatto tutto questo e ne siete ancore sempre più convinti, allora l’esperienza dell’adozione io la definirei come una Grande esperienza di genitorialità. Perché chi davvero è consapevole di volere adottare, deve superare anche tutta una serie di ostacoli, tempi lunghi, colloqui con gli psicologi, viaggi e interi mesi all’estero (se si fanno adozioni internazionali), ingenti spese. Tutto questo fa sì che i genitori in questione, se non demordono durante il faticoso percorso pre-adottivo, saranno autenticamente convinti della strada intrapresa.

Questo percorso ad ostacoli, fatto di fatiche, porte chiuse e difficoltà emotive e burocratiche, attese snervanti e messe alla prova di ogni genere, vi farà davvero rendere conto se è ciò che volete.

Ciò detto, però, riflettete, cercate dentro di voi la vostra parte più vera e guardatela in faccia, perché come dice Wilde: “Attento a ciò che desideri perché potrebbe avverarsi”.

Ma se dopo un’accurata analisi interiore la vostra risposta è: “sì e ancora sì!” allora tenete duro e ricordate che:

“Chi desidera l’arcobaleno deve imparare ad amare la pioggia”

Dott.ssa Chiara Satanassi
Psicologa e Psicoterapeuta a Bologna


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Dr.ssa Chiara Satanassi

Psicologa Psicoterapeuta

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Iscritta all'Ordine degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Regione Emilia Romagna

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